Antonino Latocca abbraccia un cavallo
Gente di cavalli

Autobiografia di Antonino Latocca: dall’ippoterapia ad “istruttore”

Mi chiamo Antonino Latocca. Nel 2016 ho lavorato per un anno come assistente di una brava istruttrice di Riabilitazione Equestre, mentre nel 2014 ho lavorato a fianco di un istruttore nel maneggio di un villaggio turistico.

Ho scritto poi diversi libri di equitazione tra cui la Quarta Edizione di Pronti in sella ed amministro questo blog, Horse HD.

La prescrizione dell’ippoterapia

Tutto è iniziato in quarta elementare. Premetto che – come scritto anche nel libro Pronti in sella – a me già piacevano gli animali, in particolare i cani. All’epoca facevo terapia al mio paese con una terapista dell’A.I.A.S. di Melfi. Esattamente facevo robe di psicomotricità, manualità e robe varie… una ginnastica in più insomma!

Ad un certo punto in un colloquio con l’equipe medica, mi viene proposto di fare ippoterapia che avrebbe aiutato principalmente a responsabilizzarmi di più, oltre che essere una “ginnastica” più efficace.

Con grande entusiasmo ho accettato e non vedevo l’ora di iniziare, considerando che non avevo mai pensato prima ad una cosa del genere.

Come spiegato anche nel sedicesimo capitolo di Pronti in sella, “l’ippoterapia un’attività riabilitativa a mezzo del cavallo ed è spesso la prima fase di un percorso di Riabilitazione Equestre”.

Le prime lezioni furono ovviamente di familiarizzazione con il cavallo, con le terminologie, con l’ambiente eccetera. Infatti le primissime lezioni furono solo di preparazione e “svestizione” del cavallo, poi pian piano iniziai a salire in sella ma comunque solo per pochi minuti visto che in un’ora all’inizio impiegavo molto tempo per le procedure di grooming e sellaggio.

Con il tempo oltre a variare da un solo giorno a settimana a due giorni quando con la terapia tradizionale avevo chiuso, cambiai anche diverse istruttrici/terapiste.

Dopo diversi anni di lavoro in piano al passo, con l’aiuto dell’istruttore federale, messo in circolo alla corda, ho iniziato a fare i primi passi al trotto, fino a diventare autonomo nella gestione del cavallo a questa andatura.

Da lì a poco il mio percorso sarebbe terminato e intanto già iniziavo a stare con gli altri cavalieri del maneggio ed essere seguito direttamente da un istruttore federale piuttosto che da una terapista.

Ad un certo punto ero diventato ansioso di provare il galoppo e appena ebbi la possibilità provai a partire al galoppo in velocità, ma l’istruttore mi disse che non si partiva così al galoppo e che poi lo avremmo fatto insieme.

Arrivò un giorno in cui dall’A.I.A.S. mi diedero comunicazione che avevo più che raggiunto ogni aspettativa di responsabilità autonomia eccetera e che se volevo continuare con l’equitazione avrei dovuto farlo privatamente in modo non più terapeutico ma sportivo.

E così tutto ciò che avevo raggiunto sembrava svanito nel nulla, eppure sapevo che c’erano ancora tantissime sensazioni che volevo provare come il galoppo, il salto, le gare eccetera.

Una volta dismesso ufficialmente dall’A.I.A.S. passarono mesi senza frequentare il maneggio.

Il corso di equitazione

A distanza di diversi mesi, ben sei probabilmente, mi presentai con mamma al maneggio per chiedere informazioni al responsabile di quale fosse la procedura, la burocrazia e la strutturazione di un corso di equitazione.

A differenza di chiunque inizia un corso di equitazione, io partivo già molto avvantaggiato in quanto sapevo come funzionavano lì le cose e modestamente avevo già un buon livello di equitazione.

Le lezioni presso il Centro Equestre “La Gabbianella” di Melfi si sono sempre svolte nei pomeriggi dei cosiddetti “giorni dispari” ovvero lunedì, mercoledì e venerdì. Allora si pagava a pacchetto di lezioni, quindi ogni 10 lezioni effettivamente fatte pagavi; oltre ovviamente all’assicurazione annuale.

Nella mia prima lezione ci fu un altro istruttore che comunque conoscevo ed io ero da solo in campo. Feci passo, trotto eccetera e quando il responsabile chiese all’istruttore come ero andato lui rispose “Si ricorda tutto, non ha dimenticato niente!”.

Così da lì iniziai a fare equitazione “seriamente”, ora la tecnica diventava un tassello importante, ma non solo. Ora la parte di preparazione non faceva più parte dell’ora di lezione, bensì potevo gestirmi io quanto tempo prima andare al maneggio e iniziare a preparare, l’importante diventava essere puntuali in campo e ovviamente aver pulito e sellato bene!

Potendomi gestire io il tempo al di fuori del campo, il maneggio era diventato quasi come se fosse casa, non tanto per il tempo che ci passavo, ma per come l’ho iniziato a conoscere bene, a conoscere le persone che lo frequentavano eccetera.

Non ne potevo più farne a meno e stavo malissimo se per qualche motivo non potevo andarci o non c’era lezione. Sarà stato per il fatto che i cavalli trasmettono amore, che montare dà il senso di libertà, o per il fatto che lì avevo degli amici, stavo all’aria aperta, c’era sempre qualcosa da fare…

… e pensare che ricordo quando facevo ippoterapia c’erano periodi che andavo proprio controvoglia; forse perché ero in un certo modo costretto e le lezioni erano un po’ diventate monòtone.

Dai due giorni a settimana poi iniziai a farne tre. Poi le regole cambiarono un po’ e venne introdotto il “mensile fisso” e se salti qualche lezione si accumula fino a formare un mensile che poi non paghi. Questo nuovo sistema richiede molta coerenza per non trovarsi a pagare lezioni mai fatte e calcoli infiniti.

Altre attività equestri

Vivere la vita al maneggio non è solo andare a cavallo!

Oltre a dotarsi di una propria attrezzatura, divenne sempre più importante la gestione del cavallo anche quando non c’è lezione o comunque anche fuori dal campo. Come può essere portare il cavallo a fare una passeggiata alla longhina quando ha una colica, oppure girare un cavallo alla corda, o ancora pulire il box, sistemare la selleria e tanto altro ancora.

Fermarsi a ciò sarebbe stato anche troppo limitativo!

Infatti annualmente viene solitamente organizzato un raduno con altri maneggi del luogo, quindi passeggiate anche fuori dal maneggio. Poi pranzare, cenare e passare giornate intere con altra gente che condivide la tua passione sono state esperienze importanti.

Una volta venne organizzato anche un corso federale di attacchi che ci impegnò con lo studio e la pratica un paio di giorni e ci fece conseguire anche la patente A Attacchi.

Le gare di equitazione

Padroneggiati bene passo, trotto, galoppo, alt, passaggi sulle barriere alla prima occasione iniziai a partecipare a qualche gara.

La mia prima gara fu un concorso sociale promozionale che si tenne stesso nel centro di Melfi. Partecipai in categoria Sperimentale con Sioux, la cavalla pezzata che ormai montavo sempre da quando era arrivata al maneggio. Alla fine dei due giorni ritirai la coppa del Primo Posto.

Appena cinque giorni dopo ero già al mio secondo concorso. Questa volta si trattava di un Campionato Regionale che si tenne a Venosa. Una gara che segnò molto nella mia carriera.

Innanzitutto fu la prima volta che mi trovavo a montare in un altro maneggio e avevamo con noi i nostri cavalli di cui dovevamo comunque prenderci cura.

Per quell’occasione il giorno prima provai una cavalla nuova che non avevo mai montato, molto più alta e più vivace! Da quel momento mi affezionai a quella cavalla che mi è rimasta impressa per anni.

Partecipai comunque ad una Sperimentale, quindi ancora solo barriere, tuttavia alla fine della prima giornata ero già al primo posto. Classifica confermata al secondo giorno e quindi anche in quella generale.

Salii sul podio per la seconda volta al primo posto.

Mentre credo che l’istruttore aveva tanto di ammirazione per i risultati che stavo avendo, feci la mia proposta: volevo iniziare a saltare!

L’istruttore mi disse che se non glielo avessi chiesto io non mi avrebbe fatto saltare e che avrei dovuto aspettare che passassero le vacanze estive e poi avremmo provato a fare qualche saltino.

E così fu: sempre con la nuova cavalla iniziai a saltare e l’anno successivo partecipai per l’ultima volta ad una categoria Sperimentale ma che prevedeva anche dei salti. Purtroppo questa volta dovetti accontentarmi del secondo posto però, a causa di una distrazione sbagliai percorso.

Quello stesso anno andammo ad inaugurare un maneggio gemellato in Calabria. Per la prima volta stavo addirittura dormendo in albergo con altri amici cavalieri per un impegno sportivo.

Purtroppo in quella occasione ci fu un un problema e i nostri cavalli non potettero raggiungerci lì, quindi montammo i cavalli messi a disposizione dal maneggio che ci ospitava… tra cui casualmente si trovava lì anche Sioux. Partecipai a due categorie: una sperimentale con Sioux dove non c’erano vincitori e una L60 (con almeno la metà degli ostacoli di altezza di 60 cm) con un cavallo che non conoscevo.

Da notare come questo cavallo avesse partecipato già ad altri due percorsi prima con altri cavalieri, scaraventandoli a terra. Io non caddi, ma purtroppo il cavallo rifiutò due volte l’ostacolo quindi fui comunque eliminato.

Partecipai ancora ad un altro campionato regionale e ancora una volta con un cavallo che non conoscevo, sempre il categoria L60. Questa volta arrivai quarto classificato, quindi non sono salito sul podio, ma era comunque un ottimo risultato.

Per vari motivi non ho più partecipato a nessuna gara.

Lavorare con i cavalli

Al mio ultimo anno di I.T.I.S. un professore di educazione fisica mi propose di partecipare ad un bando di un corso di vela che prevedeva l’inserimento lavorativo.

Per questo corso di vela stetti al Circolo Velico Lucano una settimana; poi fui scelto per un corso di perfezionamento e in fine venni scelto tra le due persone che avrebbero lavorato lì.

Per quanto fossi stato bravo anche con la vela, ricevendo anche un riconoscimento da parte del C.O.N.I. Basilicata, l’equipe del villaggio si accorse della mia passione per l’equitazione e quindi iniziai ad affiancare l’istruttore di equitazione nel maneggio della struttura.

Durante i 20 giorni del mio primo contratto di lavoro infatti, sono stato al maneggio tra preparazione cavalli, accompagnamento ospiti in campo, lezioni, sistemazione cavalli e tutto ciò che riguarda la gestione del maneggio.

Nel dicembre di quello stesso 2014 pubblicai per la prima volta Pronti in sella. Dopo meno di due mesi dalla pubblicazione ricevetti la chiamata del presidente del Circolo Velico che mi chiese di andare a Policoro per una presentazione del libro nella biblioteca comunale.

Il 12 marzo 2015 feci la presentazione del mio libro all’aula magna dell’Università degli Studi della Basilicata; organizzata in collaborazione con l’ufficio disabilità dell’ateneo. Intervennero varie personalità come la rettrice, il delegato regionale F.I.S.E., professori universitari, una delegata dall’A.I.A.S. di Melfi e il professore di educazione fisica che mi aveva fatto partecipare a quel progetto di vela.

In quella stessa presentazione c’era una libreria che poi mi chiese di organizzare una presentazione da loro.

Quando feci quest’altra presentazione conobbi persone come il Comandante della sezione regionale del ex Corpo Forestale dello Stato e la dott.ssa Lorella Esposito.

Come lei stessa scrive anche nella prefazione del libro Pronti in sella, la dott.ssa Lorella fu colpita dalla mia grinta e passione e mi propose una collaborazione che durò poi un anno.

Così tra il maneggio di Pantano di Pignola e quello del Corpo Forestale dello Stato di Sant’Andrea d’Atella affiancai Lorella nelle lezioni di Riabilitazione Equestre come Ausiliario di Riabilitazione Equestre.

Poi partii per l’Erasmus in Ungheria e quindi ho dovuto rinunciare.

La passione per i cavalli e non solo

All’inizio raccontavo, come in un diario, tutto quello che facevo al maneggio, lezione per lezione – diario scritto e perduto prima di pubblicare La Nuova Stagione -.

Ad un certo punto l’istruttore responsabile del maneggio ebbe un’idea: fare un’intervista ad una ragazza del nostro maneggio che aveva partecipato a delle gare nazionali. Un’intervista che poi divenne parte di un progetto più grande: un giornalino di scuderia intitolato “Il Gabbiano”.

Purtroppo ci furono solo 4 uscite del giornalino “Il Gabbiano”, poi il progetto fu abbandonato.

Da quando avevo imparato a realizzare siti web, creare un sito per il maneggio era un modo per fare pratica ed unire la passione per l’equitazione con l’interesse e le conoscenze informatiche.

Creai varie versioni del sito, provai anche a realizzare una specie di visita virtuale nel maneggio utilizzando diverse immagini e mappandole.

Ad un certo punto ho realizzato, anche con l’aiuto di un altro amico, un vero portale degli amanti di cavalli a cui ho dato il nome di Horse Social. Un sito dove ci si registra, si possono pubblicare post anche con immagini, si cercano e si aggiungono amici, si può messaggiare tra gli utenti. Tra le altre funzioni previste da questo portale c’è la possibilità di acquistare delle copie digitali delle edizioni del giornalino “Il Gabbiano” e altri. Poi il progetto era molto più vasto. Infatti la piattaforma avrebbe dovuto ospitare i siti dei vari maneggi, con tutti i loro cavalli registrati di cui si può consultare il profilo con anagrafica, foto, recensioni, risultati in gara eccetera. Un progetto vastissimo insomma!

Trascurato Horse Social, comunque ancora online, mi sono dedicato prevalentemente ad HorseHD, cioè questo blog e al perfezionamento di Pronti in sella.

Dove mi porterà ancora questa passione per i cavalli e l’equitazione?

Antonino Latocca

Sono nato nel '95 in un paese della Basilicata.
Ho iniziato a praticare equitazione dalle scuole elementari.
Nel 2014 mi sono diplomato come perito elettrotecnico.
Mi sono iscritto poi alla facoltà di Scienze e Tecnologie informatiche all'università e ho fatto un periodo di studi all'estero.
Mi occupo di sviluppo web da autodidatta fin da quando ho avuto il mio primo computer.
Mi occupo oggi di blogging, sviluppo siti web e montaggio video.
Ho pubblicato un manuale di equitazione intitolato "Pronti In Sella" e un manuale di programmazione intitolato "Sviluppare pagine per il web".

Potrebbe piacerti...

Lascia un commento